L’illuminazione pubblica ha avuto il suo momento di gloria durante il governo Monti, quando sotto i colpi della spending review fu varata l’operazione “Cieli bui”, nome decisamente infelice in tempi di crisi, che si proponeva di risparmiare circa un miliardo l’anno, con lo spegnimento delle luci in eccesso nelle aree industriali, nei parcheggi e diminuendo la luminosità dei lampioni rimasti accessi. L’iniziativa fu rigettata da gran parte dell’opinione pubblica con la motivazione della sicurezza, ma l’associazione che la propose, CieloBuio il cui scopo è quello di combattere l’inquinamento luminoso, in realtà aveva ragioni da vendere. Secondo l’associazione, infatti, l’Italia è al secondo posto dopo la Spagna per quanto riguarda i consumi procapite per l’illuminazione pubblica con 105 kWh, contro i 116 kWh della prima in classifica. 80 kWh sono quelli della Francia, mentre molto più in basso ci sono la Gran Bretagna con 42 kWh e l’Olanda e l’Irlanda con 40 kWh. Si tratta di dati che fanno riflettere specialmente se pensiamo che la “bolletta” per l’illuminazione pubblica in Italia tocca il miliardo di euro che dal prossimo anno non sarà più a carico della fiscalità generale, ma entrerà a far parte dei cosiddetti servizi indivisibili nella nuova fiscalità sulla casa che partirà dal 2014. E un risparmio di 600 milioni l’anno, se dovessimo ragionare su consumi procapite simili a quelli del Regno Unito non sarebbe una cosa da poco per le famiglie italiane. E se sembra che lo spegnimento dell’illuminazione sia impraticabile, l’efficientamento dell’illuminazione non lo è per niente e da alcuni anni molti comuni, alcuni dei quali hanno utilizzato fondi europei, hanno intrapreso la via del risparmio energetico per l’illuminazione pubblica.
Questione di Led
Anche solo la gestione “intelligente” dell’illuminazione attraverso alimentatori dimmerabili consente risultati notevoli. Questa tecnologia, infatti, permette di stabilizzare la tensione e accendere con gradualità la lampada, aumentando, di circa il doppio, il ciclo di vita della stessa, mentre la riduzione della potenza in uscita, in determinati periodi, consente una riduzione immediata dei consumi almeno del 30%. Nel settore dei corpi illuminanti, pero, il vero re incontrastato della rivoluzione nell’illuminotecnica è il Led che offre caratteristiche di durata, flessibilità e consumi, uniti a una curva dei costi in deciso calo, di assoluto rispetto. Si tratta di un cambiamento decisamente maggiore rispetto all’introduzione delle lampade compatte Lfc, la cui prima introduzione risale a una ventina di anni addietro. I Led, infatti, possiedono un’efficienza luminosa di oltre 120 lumen per Watt contro i 50 delle lampade fluorescenti, i 20 di quelle alogene e i 10 di quelle a incandescenza che sono state recentemente bandite. Siamo quindi a un rapporto 10 a 1 a favore dei Led che, oltretutto, non soffrono per le accensioni e gli spegnimenti, come le Lfc, hanno una durata di 50mila ore e possono, se combinati tra di loro in una configurazione Rgb, variare con continuità la temperatura colore. E quello dei Led è un mercato in pieno sviluppo. McKinsey & Company nel suo rapporto del 2011 “Lighting the way: perspectives on the global lighting market” assegna ai Led una quota di mercato del 43% al 2016, oggi siamo al 7%, mentre per l’Unione Europea la fase di maturità di mercato, con la conseguente diminuzione e aumento dei ritorni per investimento (Roi) dovrebbe arrivare per tutte le tipologie d’installazione entro il 2018. Sul fronte dello sviluppo tecnologico, inoltre, le potenze sono in aumento, già oggi si è intorno al kW di potenza, mentre quest’anno si è arrivati a 200 lumen per Watt superando ampiamente le previsioni degli analisti che nel 2010 davano il raggiungimento dei 150 lumen per Watt al 2020.
Viste queste premesse è chiaro che le amministrazioni pubbliche si stiano orientando verso la tecnologia dei Led per l’efficientamento dell’illuminazione pubblica. Il Comune di Torraca, nel salernitano, per esempio, ha sostituito già nel 2007, con un investimento di 180mila euro in parte di fondi strutturali europei, nei suoi 700 punti luce le normali lampade con i Led, diventando così il primo comune totalmente illuminato con questa tecnologia – notizia che è stata ripresa dall’Economist – risparmiando il 65% sulla bolletta energetica e il 70% sui costi di manutenzione, vista la lunga vita dei Led. In pratica le spese in quella che è stata definita la prima città “Full Led” sono passate da 43mila euro a 17mila per l’elettricità e da 12mila a 4mila per la manutenzione dell’illuminazione pubblica. Un risparmio di ben 30mila euro l’anno che fissa il punto di break even a soli sei anni, che è circa la metà della vita media dei dispositivi Led calcolata su 12 ore d’accensione al giorno.
Fotone intelligente
E la tendenza in corso però non è solo quella dell’utilizzo dei Led, ma di usare applicazioni domotiche nella gestione dell’illuminazione pubblica, come sistemi di prossimità che avvisano il lampione del passaggio di un’auto aumentando l’intensità luminosa quando serve, oppure il trasformare il punto luce in un erogatore di servizi, quali il Wi Fi e la ricarica dei veicoli elettrici, la videosorveglianza, la gestione delle emergenze e la visualizzazione di informazioni. Insomma si parte dall’illuminazione per arrivare alla gestione intelligente del “lampione” che potrebbe mutare di ruolo in maniera radicale, specialmente per quanto riguarda lo sviluppo delle Smart Cities.
Per quanto riguarda l’alimentazione elettrica dei nuovi sistemi d’illuminazione efficienti si stanno studiando soluzioni che vedono le rinnovabili nel ruolo di protagoniste. Il comune di Torraca, per esempio, ha realizzato tre impianti fotovoltaici da 50 kWp di cui uno alimenta il sistema d’illuminazione pubblica, mentre sono diverse le soluzioni stand alone che prevedono sistemi fotovoltaici e batterie per l’accumulo, inserite direttamente nei pali. Per ora si tratta di sistemi utilizzati solo in zone dove è troppo costoso arrivare con la rete elettrica, ma in un prossimo futuro, viste le previsioni di calo dei prezzi sia dei pannelli fotovoltaici, sia delle batterie, questi dispositivi potrebbero diventare competitivi rispetto ai sistemi d’illuminazione pubblica come li conosciamo oggi, anche in virtù del fatto che possono offrire una moltitudine di servizi, senza la presenza della rete elettrica.