Il 2013 è stato per l’eolico un anno poco positivo, basti pensare che il dato finale delle nuove installazioni non ha raggiunto neppure 450 MW contro i 1.200 MW degli anni precedenti; il risultato deludente è stato principalmente figlio dell’applicazione delle nuove regole per l’assegnazione degli incentivi che vede nelle aste e nei registri degli ostacoli significativi allo sviluppo di nuovi impianti eolici.
Questa circostanza è stata da tempo prevista dall’ANEV e purtroppo si è concretizzata. Il 2014 per gli stessi motivi sarà un altro anno molto difficile in quanto oltre alle criticità connesse allo sviluppo delle nuove iniziative si aggiunge il ritardo nell’emanazione delle regole che governeranno lo sviluppo delle rinnovabili per il periodo post 2015.
Si rischia infatti di compromettere in maniera irreversibile un intero settore industriale, quello eolico, che dal 2000 ad oggi ha visto una crescita costante delle presenze industriali sul nostro territorio che hanno contribuito in maniera significativa alla crescita occupazionale raggiungendo nel 2013 oltre 30.000 addetti e garantendo al nostro Paese un’esportazione di tecnologia e componentistica di assoluto rilievo.
L’industria dei generatori eolici nazionale nasce alla fine degli anni 80 a Taranto dove in questi anni è arrivata ad avere fino ad un massimo di quasi mille addetti diretti e si è sviluppata nel distretto industriale pugliese creando una significativa rappresentanza di produttori di componentistica e fornitori di servizi, che hanno dimostrato la competitività della media e piccola industria nazionale.
Analogo sviluppo e trasformazione è avvenuto nel Nord Est produttivo del nostro paese dove un gran numero di aziende elettromeccaniche ha saputo riconvertire la propria produzione industriale nel settore eolico in particolare specializzandosi nella meccanica di precisione per la produzione di ingranaggi utilizzati dalle macchine eoliche e in riduttori, nonché nella produzione di componentistica elettrica.
La progressiva e costante crescita delle fonti rinnovabili ha portato con sé inevitabili problematiche di gestione dell’energia prodotta e armonizzazione con le dinamiche di produzione delle fonti fossili tradizionali.
Il raggiungimento di un terzo della produzione elettrica complessiva da parte delle rinnovabili ha determinato e determina tuttora la necessità di una sempre maggiore integrazione di queste fonti all’interno del sistema elettrico nazionale nel rispetto della sicurezza degli approvvigionamenti, dei consumi e del sistema nel suo complesso.
L’ANEV ha sempre sostenuto che le fonti di energia rinnovabile non programmabile dovessero contribuire a ridurre al massimo gli sbilanciamenti derivanti dalla loro imprevedibilità tuttavia questi giusti meccanismi non possono penalizzare oltremodo tali fonti solo per la loro specifica peculiarità.
Per questo negli ultimi anni abbiamo proposto alla Autorità per l’energia elettrica e il gas un sistema che da un lato imponesse agli operatori un impegno costante definendo un benchmark cui gli operatori stessi dovessero riferirsi e nel caso in cui non fossero stati in grado di raggiungere quanto tecnicamente di meglio è possibile fare, venissero loro fatti pagare tali differenze.
L’Autorità invece ha ritenuto di emanare una deliberazione che risulta eccessivamente penalizzante in quanto non lega l’onere dello sbilanciamento al fatto che l’operatore abbia messo in campo tutti gli strumenti disponibili per ridurre tale onere ma impone penalità in maniera parzialmente casuale e basando la quantificazione su criteri tecnologicamente non supportati da elementi concreti.
L’auspicio è dunque quello di giungere in tempi brevi ad una nuova direttiva che faccio partecipare gli operatori a tale sistema in maniera equilibrata e non penalizzante.
A tal fine risulta oltremodo auspicabile che la rappresentanza del settore delle rinnovabili tutte, oggi più che mai, possa trovare una casa comune che consenta di portare le istanze del settore ai decisori e di essere sempre più efficaci.
Per fare questo l’ANEV ha fondato insieme ad altre 25 associazioni il coordinamento delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica che oggi rappresenta la stragrande maggioranza del settore.
L’auspicio è quello di vedere nel corso del 2014 questa associazione trasformarsi sempre più in un organismo unitario che possa far contare sempre più un settore così importante come quello della green economy nei confronti del mondo Confindustriale, vedendo riconosciuti adesso i giusti ruoli e il giusto peso.
Il momento è propizio per questo ultimo passaggio che dovrà finalmente associare a questo mondo il giusto peso nelle decisioni industriali del nostro Paese.
Certo non sarà facile ma l’aver finalmente compreso da parte di tutte le associazioni di categoria che la mediazione delle posizioni è comunque uno strumento indispensabile per raggiungere gli obiettivi desiderati, ci consentirà finalmente di raggiungere obiettivi ambiziosi.
Risulta quindi necessario far fronte comune superando una visione retrograda a difesa degli interessi particolari che negli anni ha ostacolato e tuttora ostacola il corretto e giusto sviluppo delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica nel nostro paese
Lo sviluppo ulteriore dell’eolico in Italia deve passare necessariamente da una rivisitazione totale del quadro normativo e regolatorio che oggi governa il settore.
Bisogna infatti cambiare il paradigma sul quale si basano gli strumenti di sostegno, eliminando dalla bolletta elettrica l’onere ancora necessario al raggiungimento della competitività piena dell’energia elettrica prodotta da impianti eolici immessa nel mercato.
Inoltre è indispensabile dare continuità alla crescita del settore industriale eolico prevedendo un piano specifico che consenta di ammodernare il parco di generazione eolica nazionale che oggi ammonta a 8.500 MW sostituendo i generatori di vecchia generazione con generatori moderni più efficienti e meno impattanti sul territorio e sul paesaggio.
Riteniamo che il governo italiano debba a questo punto tempestivamente adempiere emanando le nuove regole che consentano al nostro paese di raggiungere gli obiettivi già fissati al 2020.
Tali obiettivi sono ben più ambiziosi di quelli attuali e come noto sono in corso di emanazione in sede europea per definire le strategie energetico/ambientali del vecchio continente al 2030.
L’auspicio è che l’Italia riesca presto a superare l’esperienza fallimentare delle aste, nonostante gli apprezzabili sforzi del GSE, magari per andare verso meccanismi basati su sistemi di crediti fiscali che consentirebbero infatti di alleggerire le bollette elettriche dei consumatori e di garantire continuità al settore.