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Selvaggio è il vento

E se un giorno il vento tornasse a soffiare, se tornasse l’amore, se la vita tornasse a chiamarmi, che cosa farei? Sarei pronto a ricominciare?

Partiamo senza indugi con il nuovo anno a segnalarvi un po’ di titoli interessanti per chi vuole divertirsi a catturare il vento nelle canzoni, nei libri e nell’arte in genere.

E iniziamo subito con un titolo nuovo, tratto da un album in uscita in questi giorni. Si tratta del nuovo disco della band torinese, Nadàr Solo intitolato Diversamente, come?

Tra i brani del disco ce n’è uno che contiene in sé il senso di tutte gli altri ed è proprio Il vento, canzone scritta a quattro mani da Matteo De Simone, cantante e bassista della band e Pierpaolo Capovilla del Teatro degli Orrori: Abbiamo immaginato l’assurdo fantastico di un mondo in cui il vento ha smesso di soffiare. Un mondo afflitto dall’inerzia – dichiara la band nelle note stampa – in cui tutto ha smesso di muoversi. Voleva essere una fotografia del sentimento che ha invaso la nostra epoca, di una generazione presa in mezzo tra un futuro angoscioso e un passato dimenticato, costretta a vivere in un presente cristallizzato e avaro di promesse.

Il brano è il primo singolo estratto dall’album ed è arricchito dalla presenza di Capovilla che lo interpreta insieme al gruppo. Continua la band: La canzone conteneva e contiene tuttora intatto un interrogativo che appartiene tanto a chi è rimasto troppo a lungo senza amore, quanto a chi per troppo tempo ha visto scomparire le redini della propria esistenza: e se un giorno il vento tornasse a soffiare, se tornasse l’amore, se la vita tornasse a chiamarmi, che cosa farei? Sarei pronto a ricominciare?

A detta degli stessi musicisti è proprio questo l’interrogativo inquieto e sotteso che attraversa, a partire dal titolo, l’intero album in uscita a fine gennaio per Massive Arts.

Ma a proposito di nuove uscite discografiche non possiamo non anticipare qualche notizia sul nuovo album di David Bowie che sarà pubblicato a marzo.

Il lavoro, dal titolo, The next day, arriva dopo 10 anni di silenzio discografico ed è dunque davvero molto atteso non solo dai suoi fan ma da tutti gli amanti dell’arte e della buona musica. Per ora, oltre al titolo, è possibile ascoltare ed acquistare il primo singolo intitolato Where are we now, una ballata lenta e “ombrosa” – così diversa dall’ultimo Bowie di una decade fa – accompagnata nel lancio promozionale da un video dell’artista Tony Oursler.

Nella track list, è bene dirlo sin da subito, nessun riferimento al vento, ma il Duca Bianco, ricordiamolo, ha inciso in passato una splendida versione di un classico interpretato da numerosi artisti di ogni genere: si tratta di Wild is the wind un pezzo scritto qualche decennio fa da Dimitri Tiomkin and Ned Washington. David Bowie ne fece una personalissima e toccante versione pubblicata come singolo nel 1981 ma già inclusa nell’album Station to Station del 1976.

Una tra le più interessanti tracce di un disco che, a detta di molti suoi critici, è tra i meno riusciti del decennio in questione in cui vide luce la più celebre trilogia berlinese.

Era stata Nina Simone ad ispirare al musicista la registrazione in questione; Bowie era un suo ammiratore e si convinse probabilmente ad inciderla dopo averla incontrata a Los Angeles e, ovviamente, dopo aver ascoltato la sua emozionante incisione contenuta nell’album omonimo, dove la Simone, accompagnata da grappoli di pianoforte e scarne tracce di batteria, tocca corde intense e vibranti che lasciano il segno. Una versione indimenticabile che deve avere sicuramente ispirato non solo Bowie ma anche, qualche anno più tardi la più recente e moderna di Cat Power che nel 2000 la inserì nel suo disco The covers record, una raccolta di cover, per l’appunto, che spaziano dai Rolling Stones a Bob Dylan passando per i Velvet Underground.

Ma Wild is the wind, inciso tra gli altri anche da Barbra Streisand, Esperanza Spalding e George Michael, era stato originariamente interpretato da Johnny Mathis nel 1957 per la colonna sonora dell’omonimo film diretto dal regista George Cukor.

La versione fu molto popolare all’epoca e ricevette anche una nomination agli Oscar e durante la cerimonia fu lo stesso Mathis ad eseguirla.

La sceneggiatura del film era stata tratta da un romanzo di Vittorio Nino Novarese ed è ambientata in Nevada dove il proprietario di un ranch, dopo essere rimasto vedovo, si innamora di sua cognata, che vive in Italia, dove va a prenderla per portarla con sé e sposarla.

Il film uscito in Italia con il titolo di Selvaggio è il vento, ci regala una memorabile Anna Magnani in una delle sue tre produzioni americane.

La pellicola non è altrettanto memorabile l’interpretazione della nostra attrice (che qui recita al fianco di Anthony Quinn) vale la visione. Il film valse alla Magnani l’Orso d’Argento al Festival di Berlino e un David di Donatello come migliore attrice oltre ad una nomination all’Oscar sempre come miglior attrice protagonista.

Passando dal cinema alla poesia può essere interessante anche per i più pigri e meno sensibili al fascino dei versi, un’antologia di poesie edita da Feltrinelli (con testo originale a fronte e traduzione di Roberto Mussapi): I ragazzi che amavano il vento mette insieme i più importanti poeti del romanticismo inglese attraverso il loro comune amore per l’Italia.

Poesie di Percy Shelley, John Keats e Lord Byron, i tre “eterni ragazzi innamorati della vita” e dell’Italia, che hanno “distillato” lo stivale d’Europa attraverso i loro versi come una lode immensa, straordinaria ed eterna ai paesaggi liguri, al fascino decadente di Venezia, a Pisa ma soprattutto ai colori, all’acqua, all’aria e al… vento di questa nostra terra.

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