Nella regione del Kaffrine, in Senegal, il sistema energetico è basato fortemente sul carbone ma le cose stanno cambiando grazie a una rivoluzione sociale partita da un movimento femminile. Aiutate dal “Second Sustainable and Participatory Energy Management Project”, Prodge II, di Banca mondiale e Nordic Development Fund, le donne di questo territorio stanno scalando i ruoli di leadership nella filiera produttiva del carbone, imponendo processi più sostenibili a favore della rigenerazione delle foreste locali.
“Le donne hanno assistito in prima persona agli effetti negativi della deforestazione, come l’erosione del suolo e la desertificazione, e sono ora in grado di spingere per una produzione più sostenibile del carbone che tenga la riforestazione in considerazione“, sottolinea Inka Schomer, “Gender and Energy Specialist” dell’ufficio senegalese della Banca mondiale.
Secondo i proponenti il Prodge II “sta emergendo come un modello per il coinvolgimento delle comunità e della parità di genere in progetti nel campo dell’energia. L’iniziativa continuerà a sensibilizzare i leader locali sul ruolo delle donne nella catena del valore del carbone e a rafforzare le loro capacità tecniche e manageriali”.
Presente in Africa con molti progetti, la Banca mondiale opera anche attraverso la sua International Development Association, IDA, nata nel 1960. È un istituto che aiuta i Paesi più poveri del mondo assicurando finanziamenti, sovvenzioni e prestiti per quei progetti e programmi che stimolano la crescita economica, riducono la povertà e migliorano la vita delle persone in difficoltà, cioè quelle che spesso vivono con meno di due dollari al giorno. L’IDA opera soprattutto nei 77 Stati più poveri del mondo, 39 dei quali si trovano in Africa. Fino a oggi la sua azione ha interessato 2,8 miliardi di persone nel mondo attraverso un impegno annuale medio di 18 miliardi di dollari (negli ultimi tre anni).
Nelle prime due settimane di gennaio 2016 è stato annunciato un nuovo progetto portato avanti con il sostegno di altri istituti: un piano di finanziamenti da 27 milioni di dollari per aumentare l’accesso all’energia elettrica, soprattutto da fonte rinnovabile, in Liberia.
Qui sarà finanziato il “Renewable Energy Access Project” che prevede la realizzazione di sistemi solari stand-alone a servizio di 100.000 persone in tutto il Paese e di una minicentrale idroelettrica a servizio di circa 50.000 persone nella contea di Lofa, un’area che è stata duramente colpita dall’epidemia di Ebola.
Spiega Inguna Dobraja, Country Manager Liberia della Banca mondiale: “Questo progetto, in linea con la strategia di sviluppo della Liberia, ha come obiettivi l’espansione del servizio elettrico, la riduzione del costo dell’energia e la promozione delle risorse rinnovabili; tutti componenti essenziali per il raggiungimento di una trasformazione economica sostenibile e per la riduzione della povertà”.
La centrale idroelettrica sorgerà “nei pressi Kolahun, sul fiume Kaiha, facilitando la connessione alle linee di distribuzione per le famiglie, le imprese e le istituzioni locali”, aggiungono Clemencia Torres de Mastle e David Vilar, Manager della Banca Mondiale. Le principali città a beneficiare di questa opera saranno Voinjama, Foya, Kohalun, Massambolahun/Bolahun e le loro zone circostanti.
Poco più a sud della Liberia c’è il Gabon. Un Paese dove la Banca mondiale ha accordato un prestito di 100 milioni di dollari per assistere il governo nel programma di infrastrutturazione e sviluppo locale attraverso la seconda fase di “Infrastructure and Local Development Project”, concentrato soprattutto sul miglioramento dei servizi di base nelle città.
A essere coinvolta sarà la popolazione più in difficoltà e anche le aziende locali dell’edilizia. “Con questo progetto si prevede di offrire notevoli benefici sociali attraverso il miglioramento delle condizioni di vita delle comunità a basso reddito e contribuire a ridurre la povertà urbana”, afferma Sylvie Dossou, Country Manager per il Gabon della Banca mondiale.