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ASTE E REGISTRI: I RISULTATI DIMOSTRANO COME LE FER SIANO LA SOLUZIONE POSSIBILE A COSTI COMPETITIVI

L’esito delle ultime procedure competitive del Gse per la realizzazione di impianti alimentati a fonti rinnovabili ha fornito elementi assai stimolanti di analisi che riteniamo valga la pena approfondire.

Da una prima lettura dei risultati se ne riceve un’impressione di asimmetria tra potenzialità delle diverse fonti e quantità di potenza messa a disposizione dal pubblico decisore con l’esito, assai fastidioso, di vedere iniziative economiche, efficienti e pronte non premiate e spazi disponibili concessi non occupati da altre tecnologie. Nello specifico è significativo che, nelle aste, tutti i contingenti messi a gara, tranne quello per l’eolico, siano stati maggiori dei progetti presentati, con il risultato che non tutti i MW messi a gara sono stati assegnati.

La conseguenza principale è che l’effetto competitivo tipico della procedura di asta non ha svolto il suo compito di selezionare le iniziative migliori ma che tutti i progetti presentati sono stati premiati. Ancora una volta, invece, si deve riconoscere che il settore eolico ha fornito prova di maturità in ogni sua parte, da un lato con la serietà dei soggetti proponenti, dall’altra con la maturità della tecnologia, e complessivamente la definizione dei contingenti rispetto ai potenziali ha portato ai risultati attesi. Infatti, il grande numero di MW presentati, oltre il doppio del contingente messo ad asta, ha consentito una rigorosa selezione sia dal punto di vista dei soggetti proponenti gli investimenti rispetto alla solidità e alla affidabilità degli stessi, sia dei progetti stessi che hanno garantito, con grande sofferenza per i ritorni economici degli stessi, una riduzione significativa dei costi e un ulteriore avvicinamento di questa tecnologia alla oramai non più irraggiungibile market parity.

Tutti gli 800 MW eolici ad asta sono stati aggiudicati a soggetti che hanno presentato un’offerta economica pari al massimo ribasso possibile, 40%, con il Rating di Legalità rilasciato dall’AGCM – Autorità Garante per la Concorrenza e il Mercato. Addirittura, questi requisiti non sono stati sufficienti e quindi la graduatoria finale è stata determinata dall’anteriorità del titolo autorizzativo, con il risultato che molti progetti che hanno partecipato alla procedura e che erano arrivati a offrire il 40% di ribasso sono rimasti fuori. Questo risultato dovrebbe far riflettere il mondo politico, e in particolare il confermato Ministro Calenda che si appresta a far predisporre al proprio Ministero una nuova Strategia energetica nazionale.

In prospettiva sappiamo che il percorso di de-carbonizzazione della produzione elettrica è uno dei principali obiettivi della nuova politica energetica europea che prevede obiettivi assai importanti al 2030. In questa ottica, proprio in questi giorni il Parlamento ha ricevuto da Bruxelles una serie di documenti riguardanti i percorsi di definizione delle politiche degli Stati membri necessarie a raggiungere gli obiettivi comunitari. In questo contesto l’Italia è chiamata a dare in tempi definiti risposte chiare su come ritenga di voler raggiungere tali obiettivi e quali politiche voglia varare per rendere concreti gli impegni.

Visto il significativo ulteriore sforzo che l’Italia è chiamata a fare da qui al 2030 in tema di aumento della produzione di energia da fonti rinnovabili, la decisione di quali tecnologie utilizzare è un elemento cruciale anche per la definizione degli strumenti da porre in campo. Questa scelta, tuttavia, lo ripetiamo da anni, non può prescindere dai potenziali di ogni fonte e il risultato dell’ultima asta del Gse ci dà indicazioni certe e assai significative. La mancanza di MW sufficienti a colmare i contingenti messi a disposizione per idroelettrico, geotermico e biomasse, ai livelli di incentivi riconosciuti, dimostra come i MW posti a procedura competitiva siano stati sostanzialmente sovrastimati. Viceversa, come l’ANEV segnalava, per l’eolico i progetti pronti e cantierabili sono risultati essere circa 2.000 MW con il risultato che ne avanzano oltre 1.200 già pronti da aggiungersi a quelli che da oggi alla prossima asta verranno autorizzati.

Centrale, inoltre, l’analisi dei costi. L’eolico, oltre ad avere il maggiore potenziale, è risultato essere anche il più competitivo da un punto di vista del costo finale del kWh, fatto che ancor di più dovrebbe far comprendere in quale direzione la nuova Sen dovrebbe andare. Infine, crediamo sia da valutare anche l’aspetto industriale della questione, infatti, analizzando quanta parte degli impianti oggetto di procedure competitive siano realizzati nel nostro Paese, emerge che l’eolico, in buona compagnia dell’idroelettrico e del geotermico, è una tecnologia che ha saputo sviluppare una filiera nazionale che oggi consente all’Italia di essere esportatrice di tecnologia con conseguente beneficio sulla bilancia commerciale del nostro Paese.

In conclusione oggi le Fer sono diventate tecnologie mature e largamente capaci di dare le risposte necessarie in termini di decarbonizzazione a costi competitivi, il Governo deve rispondere alle sollecitazioni comunitarie su come intenda affrontare le sfide di Parigi al 2030 indicando su quali tecnologie puntare e quali strumenti utilizzare e le recenti procedure competitive del Gse hanno fornito rassicuranti risposte sul fatto che tali obiettivi si possano realizzare e soprattutto che ci sono alcune tecnologie, peraltro nazionali, in grado di farci rispettare gli impegni internazionali a costi assolutamente ragionevoli e con benefici per il Paese sia in termini occupazionali sia industriali.