Il panorama energetico internazionale è ancora fortemente ancorato su tecnologie legate alle fonti fossili, o per lo meno ancora troppo rispetto a quanto invece potrebbero contribuire le rinnovabili, la cui maturità raggiunta potrebbe facilmente aprire a scenari e prospettive di gran lunga più rosee. Si potrebbe fare di più, è vero, ma partiamo da un’evidenza importante: la presa di coscienza.
Troppo chiari sono i segnali che ci giungono dallo stato di salute del nostro Pianeta per non focalizzarci in maniera decisa su una transizione energetica che coinvolga ogni aspetto della nostra vita. Tralasciando il passo indietro degli Stati Uniti sugli accordi di Parigi, con conseguenze sulle politiche interne che sono ancora tutte da scoprire, è evidente ormai la virata di molti Paesi verso la riduzione degli utilizzi di fonti fossili, in ambito industriale, nei trasporti, nella produzione elettrica.
La sfida fondamentale per i prossimi anni riguarderà però l’aspetto strategico connesso all’approvvigionamento energetico, perché una pianificazione organica a lungo termine non potrà prescindere da alcuni aspetti chiave. Consumo del suolo, utilizzo di materie prime, reperibilità e trasporto della risorsa, costi, versatilità, tutti fattori che bisognerà valutare per rendere realmente sostenibile un sistema energetico fondato sulle rinnovabili.
In questi giorni segnati da siccità e in cui si registrano problematiche importanti per l’approvvigionamento della risorsa idrica in molte zone della Penisola è evidente come l’acqua stia diventando una risorsa da preservare e in un certo senso anche da tenere un po’ più in considerazione. Abbiamo un sistema idrico vetusto e che letteralmente “fa acqua”, con perdite che in alcune zone raggiungono anche il 70% della risorsa captata, un’immensità. I dati allarmanti sull’abbassamento dei livelli delle sorgenti, connessi anche all’innalzamento delle temperature e alla diminuzione delle piogge, impongono una seria considerazione di investimenti in infrastrutture che risolvano almeno in parte le problematiche di trasporto, ma vanno considerati anche altri aspetti.
Uno studio dell’Eea ha quantificato in circa il 44% dell’acqua usata direttamente e indirettamente in Europa la quota utilizzata negli impianti termici e nucleari, più di quanto consumato dalla somma del settore industriale e agricolo; per dare un’idea parliamo del consumo annuale di circa 80 milioni di persone.
In Italia, dove non abbiamo il nucleare che di gran lunga risulta essere la fonte che consuma più acqua, la produzione energetica da fonti fossili genera ogni anno un consumo di circa 160 milioni di metri cubi di acqua, ovvero, considerando in media un consumo procapite di circa 200 litri al giorno per persona, il fabbisogno annuale d’acqua di circa 2,2 milioni di persone. Un dato incredibile soprattutto se confrontato sul consumo di questa risorsa connessa alla produzione energetica da fonte eolica, praticamente Zero.
Partendo da questo presupposto, in Italia, negli ultimi dieci anni, grazie all’apporto della fonte eolica nella produzione di energia elettrica nel nostro Paese si sono risparmiati circa 110 milioni di metri cubi d’acqua, equivalenti al consumo annuale di circa 1,5 milioni di persone. Vista anche da questa prospettiva è innegabile sottolineare come l’eolico rivesta un ruolo decisivo nella nostra strategia energetica. Considerando inoltre i risparmi economici che derivano dal mancato consumo di acqua per la produzione di energia, in Italia negli ultimi dieci anni, all’eolico sono riconducibili risparmi per circa 170 milioni di €.
Un’ultima considerazione riguarda poi i risvolti sociali della questione; se consideriamo infatti gli usi e i contesti in cui l’eolico può essere inserito, il bilancio tra energia e acqua può addirittura risultare positivo, nei contesti in cui si registrano difficoltà di approvvigionamento energetico e reperibilità della risorsa idrica. Come molte realtà della fascia Sahariana, ad esempio, l’installazione di una turbina eolica combinata ad un sistema di accumulo potrebbe contribuire al prelievo di acqua da pozzi profondi o all’installazione di dissalatori, garantendo acqua potabile a costi e con difficoltà di installazione davvero ridotti.