L’esito delle recenti elezioni politiche, come è evidente, ha risvolti significativi rispetto allo sviluppo della politica energetica del nostro Paese. L’obbligo, infatti, di inviare a Bruxelles il famoso Piano clima-energia che dovrà definire obiettivi e strumenti per raggiungere gli importanti risultati di riduzione delle emissioni climalteranti entro il 2050, con passaggio intermedio al 2030, costringerà il nuovo esecutivo a una ridefinizione nella strategia energetica secondo gli obiettivi politici assunti nei programmi elettorali.
In questo contesto reso incerto dalla mancanza di una maggioranza chiara in Parlamento, il Ministro Calenda ha ritenuto di inviare al Ministro Galletti, il giorno prima delle elezioni, un testo di Decreto ministeriale per lo sviluppo delle fonti rinnovabili che, dopo il concerto con il Ministero dell’Ambiente, dovrebbe ricevere il parere dell’Autorità per l’energia e quello della Conferenza unificata per poi essere inviato a Bruxelles per ricevere via libera definitivo per la pubblicazione.
Questo iter, nella migliore delle ipotesi, potrebbe durare non meno di 90 giorni, termine nel quale il nostro Paese avrà un nuovo Governo ovvero sarà tornato alle elezioni. La cosa incredibile della vicenda é che gli operatori tutti aspettavano da un anno e mezzo il Decreto citato che invece il ministro Calenda non aveva ritenuto di far predisporre. Infatti questo provvedimento avrebbe dovuto regolare interventi di sostegno per lo sviluppo delle fonti rinnovabili per gli anni dal 2017 al 2020. In un Paese che programma e che consente agli operatori di organizzare lo sviluppo delle proprie iniziative al fine di renderle efficienti ed economicamente convenienti, tale decreto sarebbe dovuto essere pubblicato almeno sei mesi prima del periodo oggetto degli interventi, e quindi entro la metà del 2016. Il ritardo incredibile accumulato non giustifica il frettoloso invio del testo all’ultimo minuto.
Tra l’altro il provvedimento non è stato oggetto di consultazione con le associazioni di categoria mentre sembrerebbe cogliersi da alcune previsioni inserite la condivisione con qualche campione nazionale che ha recentemente deciso di investire in alcuni impianti fotovoltaici e al quale viene concesso un incredibile vantaggio che gli garantirebbe un buon risultato nelle aste.
Nel merito del documento vi sono poi molte altre criticità difficilmente comprensibili quali, ad esempio, il fatto di voler approntare gare competitive multi-tecnologiche. Una scelta assolutamente sbagliata sia da un punto di vista industriale sia da un punto di vista strutturale, infatti, da un lato non consente all’industria eolica e fotovoltaica di programmare investimenti sulla base di contingenti certi, dall’altro mette a serio rischio il raggiungimento degli obiettivi di riduzione del prezzo di aggiudicazione delle aste.
Vi sono anche degli spunti interessanti quali l’apertura ai contratti di lungo termine, timidamente anche ai rifacimenti, ma purtroppo nel peso complessivo di benefici e criticità queste ultime sembrano prevalere in maniera preponderante.
Cosa attendersi ora è difficile dirlo, il rischio è che a fronte di un ritardo già accumulato se ne sommi un altro ancor più grande dovuto alla legittima volontà dei nuovi Ministri di mettervi mano ricominciando l’iter di concerto e ottenimento dei pareri formali sul nuovo testo, in linea con le politiche energetiche del nuovo esecutivo. Vi potrebbe essere anche l’ipotesi alquanto irrituale che questo testo riesca a ricevere in tempi rapidissimi i pareri necessari e venga pubblicato a firma degli attuali ministri uscenti Calenda e Galletti prima della costituzione del nuovo Governo, seppur dopo il cambio di maggioranza dovuto alle elezioni politiche. In tal caso ci troveremmo di fronte al rischio che il provvedimento entrato in Gazzetta potrebbe in tempi rapidi essere modificato o corretto con un ulteriore incertezza per gli operatori, cosa da scongiurare in ogni modo. In sostanza ci troviamo davanti all’ennesimo pasticcio all’italiana di cui vergognarsi.