Il mondo ha bisogno di energia in quantità sempre maggiore in virtù di numerosi fattori, primi tra tutti gli stili di vita, la ricerca del profitto, le innovazioni tecnologiche. Solo l’energia, infatti, può garantire crescita, benessere e salute al genere umano.
Ad oggi l’uomo utilizza l’energia, in particolare quella elettrica, in un numero di campi crescente, per via dell’automazione in aumento, dei trasporti, della domotica (siamo in piena era IoT, Internet of things). L’energia serve per produrre, per illuminare, per riscaldare, per spostarsi, per cucinare, per rinfrescarsi, in sostanza per la gran parte delle attività umane. Fino a oggi, tuttavia, si è sempre pensato, grazie alla disponibilità e alla economicità delle energie fossili, che la strada maestra fosse quella di continuare a estrarre, lavorare, raffinare e bruciare queste fonti per soddisfare tutte le esigenze che il genere umano avesse. Negli ultimi anni, invece, due fattori hanno minato seriamente queste convinzioni.
Il primo: la volatilità del prezzo del petrolio. Prendiamo il caso degli ultimi anni: in brevissimo tempo il prezzo del barile è dapprima aumentato considerevolmente sopra gli 80 $ al barile, innescando una rincorsa all’estrazione dello shale oil (opportunità che richiede tecnologie dai costi elevati). Gli investimenti hanno però subito una brusca frenata con il repentino crollo del prezzo sotto i 30 $. Tale circostanza ha decretando in breve tempo la crisi delle aziende americane attive nell’estrazione di shale oil, con le conseguenti ripercussioni in ambito sociale. La realtà è che la maggior parte delle riserve mondiali di petrolio è nelle mani di pochi operatori che riescono così a influenzare facilmente la disponibilità di questa fonte e di conseguenza il trend del prezzo del barile. Tale situazione, responsabile tra l’altro di numerosi degli ultimi conflitti sul Globo, rappresenta una seria minaccia alla stabilità politica mondiale.
Il secondo: l’aumento significativo dei livelli di inquinamento dell’atmosfera terrestre. L’incremento pericolosissimo della temperatura del globo ha fatto sì che la stragrande maggioranza degli Stati industrializzati decidesse di sottoscrivere un accordo vincolante finalizzato a raggiungere una transizione energetica il cui risultato finale dovrà essere quello di azzerare l’utilizzo delle fonti fossili a favore delle fonti rinnovabili di energia.
Questo percorso non sarà immediato, si immagina tuttavia che questa transizione potrà avvenire entro la fine del secolo, molti dicono già nella seconda metà dello stesso, ma la strada è stata presa e si tratta solo di definire le migliori modalità per accompagnare tecnologicamente la transizione energetica. Le resistenze come è evidente sono ancora molte, tuttavia già oggi il livello di crescita di queste fonti è superiore a quello che era anche solo lontanamente immaginabile qualche anno fa. Quello che serve è quindi una politica forte che sappia con competenza e trasparenza guidare l’industria nazionale verso le tecnologie necessarie a supportare la transizione energetica.
Questo, da un lato, garantirebbe una crescita nei prossimi 15 anni delle produzioni pulite di energia, dall’altro, sosterrebbe la riconversione dell’Industria nazionale nei settori cardine dei prossimi anni. La sfida fondamentale riguarderà quindi l’aspetto strategico connesso all’approvvigionamento energetico, perché una pianificazione organica a lungo termine non potrà prescindere da alcuni aspetti fondamentali. Consumo del suolo, utilizzo di materie prime, reperibilità e trasporto della risorsa, costi, versatilità, tutti fronti che bisognerà valutare per rendere realmente sostenibile un sistema energetico fondato sulle rinnovabili.
Oggi l’Italia ha la fortuna di avere già una buona base industriale nelle nuove tecnologie. I rapporti della fondazione sviluppo sostenibile dimostrano come vi sia un buon livello di partenza ma questo deve essere meglio valorizzato e ulteriormente incrementato. La lotta ai mutamenti climatici è la sfida centrale di questo secolo e dalla vittoria di essa dipenderà molto del futuro del pianeta. È per questo che l’impegno da rivolgere al tema deve essere il più grande e convinto di tutti.