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IL RISCHIO IN UNA OPPORTUNITÀ

 

Il mondo sta andando verso una decarbonizzazione sempre più spinta dei consumi e dei prodotti. Questo comporterà un cambio nello stile di vita delle persone che a sua volta condizionerà le politiche di sviluppo e per l’industria.

La scelta delle tecnologie pulite deriva da un’esigenza sempre più pressante che il genere umano nella sua stragrande maggioranza sente: progredire verso l’innovazione tecnologica e verso il benessere.

Questa pulsione è propria dello spirito evolutivo e necessita di strumenti adeguati a consentire il raggiungimento degli obiettivi che di volta in volta e nei diversi settori vengono definiti come necessari.

Purtroppo il mutamento climatico è presente e attuale, con esso dobbiamo fare i conti cercando di contenerlo per il bene del pianeta.

La fine dell’anno, dunque, è utile per tirare le somme rispetto a quanto accaduto nei dodici mesi che si vanno a concludere e per fare propositi per i dodici che vanno a cominciare. Dal punto di vista della politica energetica il 2018 sarà ricordato come l’anno dell’accordo europeo relativo agli obiettivi di riduzione delle emissioni climalteranti, all’aumento della percentuale d’obbligo di energia elettrica rinnovabile e di efficienza energetica. Questo accordo e alla base della lotta ai mutamenti climatici che l’Europa ha deciso di intraprendere assumendo la leadership mondiale in questo settore, tuttavia la difficoltà nel raggiungere questi target è alta e molta parte della probabilità di avere successo dipende dall’impegno che ogni Paese europeo metterà nel definire politiche efficaci.

Il 2019, quindi, sarà un anno cruciale poiché la definizione degli strumenti che i singoli Stati metteranno in campo determinerà la possibilità o meno di vittoria nella battaglia epocale relativa alla salvaguardia ambientale. In gioco non vi è soltanto una riduzione di un grado e mezzo della temperatura media del nostro pianeta ma un ben più alto scopo: cercare per la prima volta nella storia del mondo di incidere significativamente negli equilibri ecosistemici del pianeta terra.

L’obiettivo è quello di rendere il mondo ospitale per la maggior parte possibile della popolazione terrestre e contemporaneamente di garantire alle popolazioni meno ricche una salvaguardia del livello di vita accettabile nelle aree in cui oggi risiedono. È infatti opportuno valutare come proprio le fasce più deboli delle popolazioni mondiali vivano in territori assai più esposti ai mutamenti climatici di quanto non avvenga alle popolazioni più ricche che, inoltre, possono contare su economie più solide.

Questo impegno globale di salvaguardia del Creato deve quindi assumere un ruolo centrale nelle politiche di ogni Governo. Occorre fare tutto quello che è possibile per raggiungere il nostro scopo e possibilmente superarlo senza subire condizionamenti dai poteri economici volti a difendere le situazioni di privilegio delle quali godono, basate su vecchi schemi.

Fortunatamente abbiamo uno strumento pronto e a disposizione che è la predisposizione del Piano energia clima che ogni Stato membro dovrà inviare a Bruxelles entro la fine dell’anno 2018. Questo importante documento di programmazione è da analizzare con attenzione poiché, per la prima volta, individua non solo degli obiettivi quantitativi in termini di produzione elettrica da fonte rinnovabile, riduzione delle emissioni e incremento dei consumi nei vari settori, compresa la mobilità, ma molto opportunamente chiede di definire anche gli strumenti attraverso i quali queste politiche vogliono essere attuate.

Inoltre, stabilendo obiettivi al 2030 e al 2050, il Piano consente di definire una politica complessiva di riduzione degli impatti che, muovendosi su diversi ambiti, può avere una visione organica utile al raggiungimento dell’obiettivo finale: contenere le emissioni nocive e climalteranti in atmosfera. La sfida è importante ed estremamente difficile, l’Italia ha ben chiaro come questo traguardo meriti tutto l’impegno necessario per essere raggiunto.

Molta attesa vi è da parte degli operatori del settore nel vedere cosa il Governo italiano saprà confezionare, con quali obiettivi settoriali e on quali strumenti per raggiungerli. Di certo vi è che la sfida risulta complicata e che tutte le tecnologie disponibili devono essere messe in campo. Per riuscirci è necessario modificare l’approccio trasformando la politica del “no”, che troppo spesso ha bloccato lo sviluppo del nostro Paese, in una sana politica del “sì” che, tuttavia, individui percorsi e modalità necessari a guidare la realizzazione delle nuove infrastrutture nel segno del rispetto della legalità e della trasparenza; aspetti che sono e devono sempre più essere la base del vivere comune.

Un piano così articolato consentirebbe anche, attraverso lo sviluppo delle tecnologie pulite, un rilancio industriale nazionale, garantendo crescita occupazionale e benessere economico alle generazioni future. L’ambiente è una risorsa alla cui tutela dobbiamo aspirare con decisione e con i necessari strumenti indispensabili a rendere questa grave difficoltà una straordinaria occasione di sviluppo e benessere. Si tratta di una scelta di cui beneficerà il nostro pianeta ma soprattutto il genere umano per i decenni a seguire.

 

FUORI TESTO: il Piano energia clima che ogni Stato membro dovrà inviare a Bruxelles