Nel 2021 saranno definiti nuovi obiettivi comunitari in tema di decarbonizzazione. Tali target dovranno essere poi supportati da singoli piani integrati energia e clima degli Stati membri, da realizzare affinché si possano contrastare i mutamenti climatici e i valori di inquinamento presenti nell’aria.
L’Italia, come sappiamo, è arrivata al 2020 con un risultato sufficiente a raggiungere il traguardo previsto, seppur in totale assenza di abbrivio nello sviluppo di nuove iniziative nel campo delle energie rinnovabili; cosa che da parte di tutti i settori industriali interessati è stata ripetutamente indicata come un serio pericolo per il raggiungimento dei successivi traguardi.
Quello appena concluso, in effetti, è stato un anno ancora molto basso come numero di nuove installazioni e ora il rischio vero è che la mancanza di strumenti adeguati a supportare i progetti possa comportare, come già successo in passato, uno stallo per le rinnovabili, impedendo quindi la crescita organica del settore.
Sappiamo che il Pniec ripone nell’eolico e nel fotovoltaico una gran parte delle speranze per raggiungere la piena decarbonizzazione nell’elettrico, a sua volta indispensabile per traguardare gli obiettivi europei. Oggi, purtroppo, abbiamo uno strumento di sostegno per la realizzazione di nuovi impianti – aste e registri – solo fino a metà del 2021. Oltre tale data non esiste nessun meccanismo di supporto e ciò significa che, visti i tempi medi della pubblica amministrazione nel creare strumenti e renderli efficacemente operativi, o si provvede tempestivamente oppure il nostro Paese subirà un brusco calo delle nuove installazioni.
Quest’ultima eventualità, come già successo in passato, porterà alla necessità di una rincorsa per riprendere la strada maestra con tutti i mali di ripetute fermate e ripartenze.
Solo un piano a lungo termine supportato da adeguati sostegni amministrativi ed economici può rendere più funzionale, da un punto di vista dell’efficienza complessiva e dell’economicità degli interventi, la realizzazione dei nuovi impianti rinnovabili. È per questo che l’allarme lanciato da ANEV prevede proprio che sia assolutamente necessaria, da parte del Governo, l’emanazione in tempi rapidissimi di adeguati meccanismi di sostegno per il settore dell’energia elettrica delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica.
Il Governo ha più volte ribadito come i temi della decarbonizzazione e dello sviluppo delle rinnovabili siano al centro di un piano, il New Green Deal, che deve essere di supporto e sviluppo per queste tecnologie. Inoltre, l’attuale strumento previsto a livello europeo, il Recovery Fund o Next generation EU, pensato per progetti dal 2021 al 2023, vede per la quota italiana una disponibilità di circa 209 miliardi di euro ripartiti in 81,4 miliardi di sussidi e 127,4 miliardi di prestiti. Queste risorse, tuttavia, per essere riconosciute necessitano di un processo burocratico adeguato che deve essere vagliato dalle Autorità comunitarie. Infatti, l’iter prevede che i Governi degli Stati membri inviino alla Commissione europea i piani di ripresa e di resilienza con dettagli sugli interventi immaginati. Tali piani devono giungere a Bruxelles entro la fine del mese di aprile del 2021.
L’Esecutivo italiano ha già anticipato che l’obiettivo è quello di inviare il tutto prima di quella scadenza, possibilmente all’inizio del prossimo anno, ma ad oggi nessuna audizione formale delle associazioni delle rinnovabili è cominciata e, anzi, molte indiscrezioni portano a credere che il Governo si stia concentrando più su pochi grandi interventi affidati ai soliti noti, invece di immaginare progetti utili alla ripresa del Paese in modo resiliente e definire procedure semplificate affinché tutte le aziende possano realizzarli.
Se questo è vero avremo ancora una volta finanziato opere che si possono fare e non quelle che si devono fare. La Commissione von der Leyen ha anche ricordato che i piani nazionali saranno negoziati con le autorità comunitarie e dovranno essere oggetto di un via libera per passaggi successivi, una volta presentato alla Commissione europea il Piano nazionale per la ripresa e la resilienza (Pnrr). Per quanto riguarda i tempi, invece, Bruxelles avrà a disposizione fino a 8 settimane per esaminare e proporre al Consiglio Ecofin l’approvazione del Piano per ogni singolo Paese. L’Ecofin dovrà dare un consenso a maggioranza qualificata entro 4 settimane.
Dunque, sommando le tempistiche, possiamo dire che dalla presentazione formale del piano potrebbero passare anche dei mesi per l’approvazione, che poi darà la possibilità di accedere subito al 10% del finanziamento globale. Per questo stupisce molto che le attuali forze della maggioranza non abbiamo avviato una consultazione effettiva con i corpi intermedi per definire quegli strumenti necessari a predisporre la ripresa industriale del Paese da un punto di vista sostenibile. Sembra purtroppo l’ennesima occasione persa per il comparto delle rinnovabili e dell’efficienza energetica che, nonostante tutto, continuano a crescere.
La considerazione finale va fatta sul perché i settori della nuova economica circolare facciano tanto fatica a trovare accoglimento nelle stanze di Governo. Non si comprende perché per una filiera pulita, efficiente, che crea occupazione e aiuta a contrastare i mutamenti climatici e l’inquinamento, non si riesca ad avere un serio piano di rilancio industriale che potrebbe essere una gamba della ripartenza del nostro amato Paese!