Finalmente ci siamo! Dopo molti anni di parole e promesse il Governo Draghi ha finalmente varato un provvedimento organico che nelle intenzioni dell’Esecutivo dovrà consentire un rilancio del processo di semplificazione per il nostro Paese.
La prima azione del nuovo Governo è stata quella di concentrarsi sulla predisposizione del Piano nazionale di ripresa e resilienza inviato a Bruxelles in tempi record e che, di fatto, è stato un aggiustamento del provvedimento già largamente approntato dal Governo Conte. Il successivo DL Semplificazione, invece, è uno dei tasselli necessari per consentire una significativa accelerazione nello sblocco dei cantieri infrastrutturali.
Per quanto riguarda il settore energetico, tuttavia, da più parti si segnala come il DL sembri non essere all’altezza delle aspettative. Da un lato, riduce un pochino i termini delle procedure di valutazione di impatto ambientale e semplifica la parte delle procedure autorizzative in aree non vincolate. Dall’altro, però, non risolve alla radice, come da più parti richiesto, il tema della prioritaria esclusione del parere delle Sovrintendenze per le aree non sottoposte a vincoli preordinati.
Si può quindi dire che a una prima lettura sembra migliorare ma non risolvere la criticità delle tempistiche autorizzative nel comparto elettrico. Considerando poi che la parte relativa alla decarbonizzazione della generazione elettrica è una delle gambe fondamentali del piano che il nostro Governo sta affrontando, il rischio reale è che ancora una volta, a fronte di grandi proclami, rischieremo di non raggiungere l’obiettivo.
Un passo più marcato nella direzione della semplificazione, invece, è stato fatto nella parte del provvedimento che tratta il rinnovamento dei progetti esistenti, seppur con delle modifiche ancora importanti da apportare al testo approvato per rendere tale percorso efficace.
Altro elemento di rilievo rispetto all’analisi del testo approvato del DL Semplificazione è quello relativo alla scelta di aumentare il potere sostitutivo rispetto all’inerzia delle pubbliche amministrazioni; tale scelta è una giusta previsione ma qualche dubbio resta rispetto all’attuazione operativa della stessa.
Infine, degna di nota e anche la previsione di una Sovrintendenza unica a livello nazionale che, sulla base delle istruttorie delle Soprintendenze locali, dovrà esprimersi rispetto ai singoli processi autorizzativi garantendo, in questo modo, una maggiore uniformità di giudizio tre vari procedimenti locali.
Quello che purtroppo è mancato è stato un maggior coraggio nell’individuazione di criteri automatici di silenzio-assenso e un più importante ricorso a meccanismi preventivi e trasparenti rispetto al superamento dei vincoli preordinati, con l’utilizzo di attenzioni progettuali standard.
L’auspicio degli operatori e delle associazioni di settore era, infatti, di avere un meccanismo trasparente di liste di controllo che, previa individuazione di vincoli specifici, indicasse quali rimedi progettuali sarebbero stati necessari per superarli. Il provvedimento, comunque, adesso passerà dal Parlamento e in quella sede l’a speranza è che si possa arrivare ad avere un miglioramento degli elementi più critici e un affinamento di quelli più marginali evidenziati.
Il testo è comunque da considerarsi un grande passo avanti e indiscutibilmente è estremamente significativo, quantomeno poiché dimostra senza possibilità di smentita la chiara volontà del Governo di voler porre rimedio a un tema ritenuto importante, cioè quello della semplificazione.
Solo il fatto di esser riusciti nell’opera di far prendere coscienza al Governo di un aspetto tanto importante per le associazioni e gli operatori del settore deve essere considerato un piccolo successo, tuttavia senza una risoluzione dello stesso si sarà trattato di una vittoria di Pirro.
La semplificazione non può e non deve essere una riduzione delle garanzie e delle tutele per il territorio e per il paesaggio, né tantomeno per l’ambiente, ma deve essere quello strumento di efficienza e modernità che possa far coniugare le tempistiche dei processi autorizzativi con le necessità imprenditoriali e industriali degli operatori economici nazionali e internazionali della green economy. Il presente e il futuro dell’economia, infatti, è in questo settore, poiché garantisce contemporaneamente i necessari benefici ambientali e i ritorni economici che sono la base di ogni iniziativa industriale.
Avere la capacità di attirare capitali nel nostro Paese garantendo processi autorizzativi certi e trasparenti e con ritorni economici stabili e competitivi consentirebbe all’Italia di fare quell’ulteriore salto nella crescita industriale necessaria a sostenere la ripresa economica dei prossimi decenni.
La partita si gioca ora e bisogna avere il coraggio, oltre che la capacità, di disegnare un percorso lineare e di definire gli strumenti utili a sostenerlo per tutto il tempo necessario affinché possa svolgere i suoi benèfici risultati per l’economia del Paese.
Senza questo supporto essenziale e delle regole chiare e trasparenti anche questa opportunità finirebbe per essere persa con l’evidente risultato negativo per il nostro Paese non solo per l’immediato futuro ma anche in una più lunga prospettiva.