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RIFORMARE IL PAESE PER RENDERLO AL PASSO CON I TEMPI

L’attuale fase politica italiana denota un livello di conflittualità estremamente elevato; basti pensare alla presenza di un Governo di unità nazionale chiamato a contemperare le esigenze di diversi partiti, accomunati dal solo obiettivo di superare un momento di particolare emergenza.

Tuttavia, bisogna notare come l’Esecutivo Draghi non stia riuscendo a realizzare le riforme strutturali necessarie alla macchina amministrativa né, tantomeno, stia riuscendo a riorganizzare in maniera più efficace ed efficiente quella politica che da molti è indicata come il vero problema per lo sviluppo nazionale.

Il Governo, infatti, si sta concentrando più sul Piano nazionale di ripresa e resilienza e meno su un’azione profonda di ristrutturazione del lacunoso impianto del nostro Paese.

D’altra parte, è evidente come sia molto più semplice trovare una convergenza sull’ottenimento di finanziamenti europei piuttosto che su una nuova forma di Stato che potrebbe condizionare i risultati elettorali.

In questo contesto non può sfuggire l’elemento che dovrebbe tenere insieme i partiti di maggioranza: le indispensabili politiche di contrasto alla crisi climatica.

A ciò si aggiunge il drammatico baratro nel quale siamo piombati, da un punto di vista energetico, in seguito alla crisi tra Russia e Ucraina.

Aspetti che dovrebbero farci capire quanto sia prioritaria una veloce e profonda azione di decarbonizzazione del sistema produttivo italiano

Sono tre i temi centrali nella indispensabile transizione energetica: mutamenti climatici; inquinanti atmosferici; indipendenza e contenimento dei costi della bolletta.

Analizzando questi aspetti comprendiamo come la soluzione stia nel renderci indipendenti sfruttando quanto prima e quanto più possibile il potenziale rinnovabile nazionale.

Come sanno ormai anche i muri, il ritardo che l’Italia sta accumulando nello sviluppare le fonti rinnovabili è sostanzialmente imputabile a una posizione irragionevole delle Soprintendenze che, in modo pressoché costante, bocciano ogni proposta d’iniziativa eolica o fotovoltaica, spesso senza adeguata motivazione.

I numerosi tentativi di risolvere questo conflitto vanno sempre a scontrarsi con l’ostinazione del ministro Franceschini, attuale responsabile del dicastero della Cultura, che per mantenere i propri poteri di veto rispetto allo sviluppo di queste tecnologie pulite non consente di superare lo stallo introducendo dei meccanismi di semplificazione adeguati.

Nessuno vorrebbe vivere in un Paese dove manchi il rispetto per il territorio e per il paesaggio, tanto meno per i beni archeologici o la natura. Tuttavia, si rende necessario definire dei criteri oggettivi che indichino ai proponenti delle iniziative quali tipologie di mitigazione devono essere poste in campo per poter ottenere il benestare da parte delle Soprintendenze.

Se non riusciremo in tempi rapidi ad avere questo quadro normativo saremo costretti a rincorrere a commissari con poteri superiori a quelli dei veti posti delle Sovrintendenze, ovvero ricorrere alla Giustizia amministrativa; cosa che cozza con un sistema ordinato di crescita delle rinnovabili.

A questo punto la domanda viene spontanea: è mai possibile che non si riesca a individuare un processo autorizzativo semplice, trasparente e che tuteli chiaramente tutti? Ricordiamo sempre che le installazioni di impianti a fonte rinnovabile hanno una vita utile di vent’anni, a valle della quale la rimozione obbligatoria delle infrastrutture consentirà un ripristino totale di quelli che sono gli aspetti paesaggistici del territorio interessato.

Oggi, in conclusione, ci troviamo di fronte alla necessità di riformare profondamente il sistema politico, che non riesce più a esprimere una classe dirigente all’altezza, e quello amministrativo, che non permette di definire procedure autorizzative adeguate alla modernizzazione del Paese. In sostanza serve una grande opera di rinnovamento dell’Italia che la renda moderna e al passo con i tempi.