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AREE IDONEE, BURDEN SHARING E DM FER: ORA SI VEDRÀ LA VERA FACCIA DEL GOVERNO SULLE RINNOVABILI

L’azione del Governo in tema di fonti rinnovabili sta prendendo un’importante accelerazione nei provvedimenti necessari a far sì che gli obiettivi al 2030 e al 2050 possano essere raggiunti.
Recentemente abbiamo visto e commentato, nel complesso positivamente, l’emanazione di Piano nazionale integrato energia clima che, per il settore elettrico, individua importanti obiettivi di crescita.

Per l’eolico sulla terraferma, in particolare, si prevedono dei numeri estremamente importanti, mentre per l’off-shore il dato è un po’ timido.
Pochi giorni dopo la pubblicazione del PNIEC, il Ministero dell’Ambiente della Sicurezza Energetica ha inviato alla Conferenza unificata lo schema di decreto sul “Burden Sharing” e per l’individuazione delle aree idonee. Questo provvedimento ancora una volta definisce degli obiettivi molto sfidanti sia da un punto di vista settoriale sia da un punto di vista della ripartizione sulle singole Regioni, introducendo peraltro un meccanismo di penalizzazione per le Regioni inadempienti. Gli enti che non dovessero riuscire a rispettare nei tempi indicati i target di crescita definiti a livello centrale, dovranno così corrispondere una sanzione a chi invece avrà raggiunto e superato l’obiettivo minimo.

Il principio di definire un obiettivo nazionale e ripartirlo a livello locale, mettendo contestualmente un meccanismo di premio e penalizzazione per le Regioni che non lo dovessero raggiungere, è ampiamente condivisibile, magari con qualche modifica per renderlo più giusto. In quest’ottica, ad esempio, avrebbe senso individuare un traguardo non rispetto ai MW di potenza rinnovabile installati ma su quelli autorizzati, ovvero poi quelli di diretta responsabilità delle Regioni stesse.

Possiamo dire, quindi, che lo schema del decreto ministeriale sulle aree idonee sia, almeno in termini generici, positivo e che con qualche correttivo potrebbe essere considerato molto interessante.
Nello specifico, ci sono alcuni problemi di carattere puramente tecnico e che riguardano la definizione dei criteri descrittivi individuati per le aree idonee, in particolare relativamente alla tecnologia eolica. Il testo proposto dal Ministero individua come criterio quello della ventosità minima relativa la producibilità degli impianti, che per rendere l’area elegibile non dovrebbe essere inferiore alle 2250 ore equivalenti.

Questo elemento, di per sé, non è condivisibile poiché l’aspetto relativo allo sviluppo industriale di un’iniziativa privata, che peraltro non comporta una spesa pubblica, dovrebbe essere lasciata al libero mercato. Inoltre, per l’individuazione e il calcolo di tali elementi di producibilità, si fa riferimento a uno strumento che, seppur molto ben fatto, non è stato progettato per calcolare la producibilità di un progetto eolico nel suo layout proposto.

Per comprendere la differenza si deve considerare che è molto diverso avere un’idea di quella che è la ventosità media di una macroarea rispetto a calcolare la producibilità di un parco eolico (si immagini la previsione meteorologica di una regione e il clima in un punto esatto). Secondo aspetto critico, probabilmente ancor più limitante per rendere utile l’individuazione delle aree idonee, è la previsione inserita nello schema di decreto ministeriale dell’introduzione di una distanza minima di 3 km per la realizzazione di impianti eolici dalle aree sottoposte al vincolo. Questo elemento di distanza è valido solo per gli impianti eolici mentre per quelli fotovoltaici viene ridotto a 500 metri (distanza corretta e che dovrebbe essere applicata a tutte le tecnologie).
Risulta evidente a tutti che tale previsione non solo risulta discriminatoria nei confronti di una sola tecnologia ma la sua eliminazione risulta estremamente importante per il raggiungimento degli obiettivi al 2030. Infatti, la distanza oggi prevista rende sostanzialmente inapplicabile l’individuazione delle aree idonee per il territorio italiano e quindi irraggiungibile l’obiettivo di installazione dei nuovi parchi eolici.

Per centrare i target assunti dall’Italia serve che venga ridotta tale fascia di rispetto nei limiti massimi a 500 metri, distanza consona a dare adeguato rispetto ai beni oggetto di tutela.
In sostanza, la premessa del provvedimento ministeriale, che recita di voler fornire uno strumento adeguato a individuare aree idonee sufficienti a realizzare tutti gli impianti necessari a raggiungere gli obiettivi delle fonti energetiche rinnovabili, di fatto viene reso sterile dall’impossibilità di avere delle aree adeguate per raggiungere i numeri previsti dal PNIEC e che il Governo si è impegnato a realizzare nell’ambito del processo di decarbonizzazione.
Ultimo aspetto relativo al completamento del quadro normativo necessario a sviluppare le fonti rinnovabili è il ritardo cumulato nell’emanazione dei decreti di sostegno per le tecnologie tradizionali e per quelle innovative; i cosiddetti DM FER X e DM FER 2.
Entrambi i provvedimenti, attesi da molto tempo, sono necessari per dare la visibilità di investimento agli imprenditori che stanno sviluppando iniziative nel comparto delle FER e che senza un’adeguata programmazione pluriennale difficilmente potranno continuare a investire soldi nello sviluppo di iniziative.
Gli schemi di questi provvedimenti non sono ancora stati resi pubblici ed è indispensabile che lo siano quanto prima ma, soprattutto, che contengono al loro interno quegli elementi che consentano di renderli efficaci.

Infatti, serve che siano introdotti dei meccanismi per adeguare le tariffe ai costi della tecnologia e di adeguarli all’inflazione, di differenziare le tecnologie per rendere competitive le procedure competitive e, infine, di avere una visibilità di aste e registri almeno quinquennale tali da garantire la realizzazione e lo sviluppo di nuove iniziative progettuali compatibili con i tempi di finanziamento degli stessi. Questo consentirebbe di avere molti nuovi impianti rinnovabili in produzione, quindi tanta energia pulita e una riduzione dei costi della bolletta, oltre che una contrazione sensibile della nostra dipendenza dall’estero.

Insomma, il lavoro è molto e tanti sono i correttivi che devono essere apportati all’attuale meccanismo. Ciò deve essere fatto rapidamente per garantire lo sviluppo di nuovi impianti rinnovabili a costi competitivi. Nelle parole il Governo si è attivato per realizzare questo disegno, ora è necessario che ciò riesca in tempi rapidi e con strumenti efficaci; di questo abbiamo bisogno.