Le prossime elezioni europee saranno un passaggio importante per stabilire chi dovrà portare avanti il processo di decarbonizzazione cui il sistema produttivo comunitario è chiamato a dare risposte entro il 2050.
All’aumento delle temperature, del rischio climatico e delle emissioni inquinanti dobbiamo rispondere con politiche chiare, coraggiose e unitarie al fine di rafforzare l’industria “verde” e ottenere quel salto di qualità in termini ambientali, occupazionali e climatici che i cittadini di tutto il mondo chiedono a gran voce, ormai da molti anni. Non è più pensabile concedere all’industria fossile ulteriore benevolenza! È urgente un’opera di riconversione che in Italia tarda a essere seriamente portata avanti. Non vi è dubbio che gli obiettivi di decarbonizzazione saranno sempre più stringenti e comporteranno dei meccanismi di penalizzazione per chi non sarà in grado di raggiungerli nei tempi stabiliti; di questo il nostro Paese dovrebbe finalmente prendere atto! Tutte le strategie avviate faticano a trovare la formalizzazione normativa e regolatoria indispensabile a determinare strategie industriali di medio e lungo periodo efficaci e strutturali. Si attendono da molti anni, infatti, i necessari provvedimenti attuativi che consentano la realizzazione degli impianti da fonti rinnovabili necessari fino al 2030 e le relative semplificazioni delle procedure autorizzative, almeno dimezzando i tempi attuali. Le tecnologie elettriche innovative oggi non hanno ancora uno schema di supporto sufficientemente stabile e duraturo per consentirne la crescita. In questo contesto bisogna dare atto al Governo Meloni di star procedendo in maniera concreta, razionale e chiara ma secondo un disegno a volte non condivisibile: riprendere lo sviluppo di centrali nucleari, apparentemente ottimistico nei tempi e nei costi ipotizzati, penalizza lo sviluppo delle rinnovabili elettriche già disponibili come eolico e fotovoltaico. I tempi sono ormai molto stretti poiché gli obiettivi di decarbonizzazione indicati dal Piano nazionale integrato energia clima (peraltro in fase di revisione) ci indicano il 2030 come primo punto di controllo per una decarbonizzazione di almeno due terzi del sistema elettrico. Poi si dovrà arrivare alla totale decarbonizzazione entro il 2050.Per raggiungere questi target è evidente che gli attuali strumenti non sono sufficienti e le tempistiche di rilascio dei titoli autorizzativi non aiutano in nessun modo la ricorsa. C’è sicuramente una volontà politica significativa nel raggiungere tali obiettivi, con alcuni interventi mirati su semplificazione che stanno dando dei frutti. L’auspicio è pertanto che il Governo prosegue in questa direzione e il Ministro dell’Ambiente Picchetto Fratin mantenga salda la barra completando il processo di rinnovamento dei meccanismi autorizzativi ambientali. I benefici per il Paese sarebbero evidenti e sono chiaramente dimostrati da ogni analisi svolta sullo scenario di possibile mix energetico dell’Italia, dove emerge che una maggior penetrazione delle rinnovabili elettriche garantirebbe, oltre a una pressoché totale indipendenza energetica, anche una significativa riduzione dei costi e importanti benefici ambientali e occupazionali