L’Italia può e deve diventare un Paese 100% rinnovabile per rispondere alla crisi climatica, al problema dell’inquinamento atmosferico e per disinnescare il caro energia e la dipendenza energetica.
Questo obiettivo è dunque raggiungibile? In che tempi? Un traguardo ad oggi ragionevole potrebbe essere il 2045, ma molto serve ancora per supportare quella fondamentale transizione energetica che rappresenta una delle sfide più decisive e urgenti del nostro tempo.
Sebbene l’obiettivo 100% di energia da fonti rinnovabili possa sembrare arduo, esso è assolutamente alla portata grazie all’adozione di politiche mirate, all’ottimizzazione delle risorse naturali e al costante progresso tecnologico.
In questo panorama l’energia fotovoltaica e quella eolica emergono come imprescindibili soluzioni per colmare la distanza ancora esistente, così come i sistemi di accumulo e lo sviluppo di meccanismi di adattamento della domanda dovranno garantire il funzionamento tecnologico del sistema elettrico. In particolare, per la sua rapida diffusione, ma anche per l’evoluzione costante delle tecnologie impiegate, eolico e fotovoltaico sono centrali nel processo di transizione, integrandosi in modo complementare nella produzione. Infatti, se il solare produce solo di giorno, l’eolico produce in ogni ora del giorno e della notte, evidentemente quando c’è vento.
Guardando le due tecnologie, emerge che mentre per il solare si attende una crescita costante e lineare, assai più robusta di quella attuale, fortemente limitata dalle recenti politiche, per l’energia dal vento il percorso di crescita dovrà vedere una salita esponenziale, o quantomeno a scalini, dovuta a una prima fase di forte spinta sul repowering degli impianti esistenti, una seconda di crescita delle nuove installazioni onshore e una finale con l’avvento dell’offshore tradizionale e flottante.
I numeri potenziali dell’eolico sono assai importanti, basti pensare che le stime suggeriscono come, entro il 2045, l’Italia possa coprire circa il 45% del proprio fabbisogno energetico attraverso questa fonte, con una suddivisione tra il 30% di energia prodotta tramite impianti a terra (nuova costruzione e rinnovamento del parco esistente) e il restante 15% tramite impianti offshore (in mare aperto).
Questo obiettivo è assolutamente realizzabile poiché l’Italia dispone ancora di un ampio potenziale non sfruttato, mentre la superficie utilizzata dalle turbine eoliche è relativamente ridotta. Inoltre, il continuo abbassamento dei costi di produzione dell’energia eolica rende questa tecnologia sempre più competitiva rispetto ad altre fonti.
L’onshore è la tecnologia più sviluppata e diffusa in Italia, soprattutto nelle regioni del Sud, nelle isole principali e lungo l’Appennino centrale. Questa modalità di produzione è meno costosa e più facile da implementare rispetto agli impianti in mare.
Tuttavia, gli impianti che sfruttano il vento in mare aperto rappresentano una sfida significativa, ma anche un’opportunità straordinaria per il futuro energetico del Paese. Le coste italiane offrono, infatti, un enorme potenziale per questo tipo di impianti, ma le caratteristiche geografiche del fondale marino richiedono soluzioni innovative, come l’utilizzo di turbine galleggianti, per sfruttare al meglio il vento senza compromettere l’ambiente marino.
L’energia eolica, in ogni sua forma, è destinata a far sentire il suo peso nel prossimo futuro, con la possibilità di produrre circa 130 TWh entro il 2045. Sebbene l’offshore comporti investimenti iniziali più elevati, la sua capacità di generare energia lontano dalle coste riduce al minimo l’impatto visivo e ambientale, rendendolo una scelta vantaggiosa per il Paese.
Un altro fattore che rende l’energia eolica sempre più competitiva è la continua riduzione dei costi di produzione. Negli ultimi anni, infatti, i costi per produrre energia tramite eolico sono calati sensibilmente, grazie all’efficienza delle nuove tecnologie e alla produzione su larga scala di turbine. Nonostante l’aumento dei costi delle materie prime registrato negli ultimi due anni, l’energia eolica continua a risultare più competitiva rispetto ai combustibili fossili, come il gas naturale. Se queste tendenze di abbassamento dei costi dovessero continuare, l’eolico potrebbe ridurre ulteriormente il prezzo della produzione energetica, accelerando il raggiungimento di un sistema energetico completamente rinnovabile.
L’impatto ambientale di questa fonte è relativamente limitato, soprattutto per quanto riguarda l’occupazione del territorio. Gli impianti onshore, infatti, sono prevalentemente collocati in aree montuose o isolate, dove l’uso agricolo del suolo è già minimo. L’eolico offshore, da parte sua, presenta un impatto ancora più contenuto, in quanto le turbine sono installate in mare e non interferiscono con le attività agricole o urbane, ma possono addirittura favorire la crescita della itticoltura e della mitilicoltura.
La crescente diffusione dell’energia eolica avrà inoltre effetti positivi sull’economia, generando migliaia di posti di lavoro nel settore della produzione, installazione e manutenzione di impianti eolici. L’espansione dell’eolico offshore, in particolare, richiederà competenze altamente specializzate, stimolando l’innovazione tecnologica e supportando l’industria locale.
L’obiettivo di ottenere il 100% di energia rinnovabile entro il 2045 è quindi una sfida ambiziosa, ma non impossibile. L’eolico avrà un ruolo centrale nella riduzione della dipendenza dai combustibili fossili, contribuendo in modo significativo a diminuire le emissioni di CO2, migliorando al contempo la sicurezza energetica. Grazie a politiche adeguate, investimenti strategici e innovazioni tecnologiche, l’Italia potrà costruire un sistema energetico sostenibile, competitivo e che potrebbe fungere da esempio per altri Paesi, contribuendo così alla lotta globale contro il cambiamento climatico.