Per ottenere una riduzione dei costi è necessaria una rimodulazione degli oneri in A3: dal problema nascono nuovi spunti
La situazione di grave crisi che attualmente attanaglia l’intero settore produttivo nazionale così come l’economia dei nuclei familiari pone come primaria la necessità di razionalizzare le spese, imponendo un’azione di studio e analisi di tutte le possibili variabili su cui risaltasse possibile intervenire.
In quest’ottica la strada intrapresa dal Governo che parte dalla necessità di ridurre in maniera significativa il costo della bolletta elettrica, sembra certamente un’azione meritevole di attenzione e di approfondimento volta ad un rilancio dell’economia nel nostro paese.
Già da anni si dibatte sul fatto che sia opportuno o meno che all’interno della bolletta elettrica vi siano componenti tariffarie non riferibili direttamente alla produzione o alla trasmissione dell’energia elettrica, così come ci domanda se non sia più corretto spostare alcuni onori di sistema sulla fiscalità generale. queste considerazioni sono ancor più rilevanti oggi alla luce della crisi che il nostro Paese sta vivendo e che ha comportato una riduzione significativa dei consumi elettrici, senza una adeguata corrispondente riduzione dei costi dell’energia elettrica.
Le recenti esternazioni del Ministro Zanonato tuttavia sembrano improntate più ad un risultato di brevissimo termine che non ad una strutturale e efficiente riorganizzazione delle componenti la bolletta elettrica al fine di razionalizzare le stesse al meglio.
Da quanto emerge infatti l’idea del Governo sarebbe quella di finanziare con un bond di 3 miliardi di euro con un interesse del 4% annuo la riduzione della componente A3 della bolletta elettrica (vedi grafico 1) tramite l’allungamento del periodo degli incentivi per gli impianti alimentati da fonti rinnovabili.
Questa operazione avrebbe sì un effetto di stabilizzazione a 9 miliardi annui per la Componente A3 (dai 12 tendenziali di cui 7 solo da solare fotovoltaico), ma avrebbe anche come effetto un allungamento di ulteriori 7/10 anni di tale onere sulla bolletta con un risultato complessivo superiore di almeno 40 miliardi di euro per il sistema.
Per di più tale misura risulterebbe in qualche modo “obbligata” per gli operatori delle rinnovabili introducendo, all’interno del Decreto Legge “Fare bis”, tra le eventuali penalizzazioni previste per chi non dovesse aderire, l’impossibilità di interventi futuri sugli impianti precludendo quindi la possibilità di effettuare rifacimenti o ripotenziamenti.
Un provvedimento di tale portata, punitivo soprattutto per quegli operatori con impianti caratterizzati da un elevato grado di efficienza, agendo in maniera retroattiva, come la maggior parte delle misure che in questi ultimi anni hanno portato ad accentuare sensibilmente la crisi nel settore produttivo delle rinnovabili, si tradurrebbe in un pesante danneggiamento della credibilità e delle prospettive di crescita di un settore vitale per il rilancio del nostro Paese.
Sarebbe a nostro avviso più opportuno utilizzare il bond di 3 miliardi di euro per ridurre fin da subito il valore della A3 tendenziale (vedi grafico 2), anche utilizzando meccanismi di aste competitive, tramite la chiusura anticipata dell’incentivo residuo su base volontaria per gli operatori che ne hanno diritto.
A fronte di una decurtazione dell’importo complessivo dovuto, infatti si potrebbe addivenire alla chiusura anticipata con il risultato di una riduzione immediata degli importi gravanti sulla componente A3 per 3 miliardi di euro, senza aumentare l’onore complessivo per il sistema e recuperando quella quota di energia elettrica incentivata alla piena contendibilità sul mercato elettrico.
Per rendere il sistema proposto maggiormente organico e conveniente si potrebbe inoltre pensare di obbligare gli operatori che decidessero di optare per la chiusura anticipata a rimettere sul mercato per nuove iniziative una percentuale, pari ad esempio ad un terzo delle spettanze ricevute concorrendo quindi da una parte al pagamento degli interessi maturati, attraverso il tasso di sconto derivante dalla corresponsione anticipata del dovuto, e dall’altra al rilancio del settore, attraverso nuove iniziative non dimenticando inoltre il forte gettito che si otterrebbe dal pagamento dell’IVA su queste nuovi investimenti.
Concludendo quindi un meccanismo di questo tipo che risulterebbe di facile strutturazione ed applicazione permetterebbe quindi di sfruttare in maniera molto intelligente una problematica evidente ribaltandola quindi in un vantaggio per tutto il sistema, con una drastica riduzione del peso della componente A3 sulla bolletta e, su tutto il mondo delle rinnovabili, permettendo di far ripartire un settore che dall’introduzione del sistema delle Aste ha visto piombare in una parabola decrescente con evidenti danni per il sistema Paese, che tra l’altro non ha nemmeno comportato la diminuzione dei costi energetici per le famiglie e per le imprese
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