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Progetto “Gaia”

L’impegno dei Comuni d’Italia impegnati a promuovere buone pratiche per un’Europa sempre più smart, green ed ecosostenibile

Un’iniziativa curata dalla fondazione Cittalia – Anci (rappresentata dal giornalista Simone d’Antonio, moderatore del dibattito tenutosi a Bruxelles) e coordinata dal Comune di Bologna, rivolta essenzialmente all’ambiente e alla tutela della qualità dell’aria che respiriamo in città. Nell’ambito delle iniziative legate al progetto Urbact – che investe ormai diverse realtà urbane europee e non solo – Gaia è una perfetta sintesi di attività di “green economy” inerenti le città per combattere smog, polveri sottili ed emissioni di CO2 per rientrare nei famosi limiti del Protocollo di Kyoto. Dalla città di Bologna sono poi derivati i primi passi di questo progetto, la cui diffusione – a cura di Cittalia e altri partner quali il Cnr, Unindustria Bologna e Impronta etica – sta avvenendo attraverso la piantagione di alberi negli ambienti urbani per aumentare le aree verdi e diminuire così le emissioni di anidride carbonica e i conseguenti danni per la salute umana. 

Un discorso molto simile a quello legato alle energie rinnovabili, che ultimamente alcuni sindaci stanno sperimentando in determinate zone d’Italia per rientrare nei parametri comunitari e limitare così anche l’impatto ambientale di alcune fonti energetiche attualmente in uso. Il passaggio al fotovoltaico e i pannelli solari sono da tempo una realtà in buona parte del centro-nord del Paese, lentamente prende piede nella restante parte della penisola – dove però sussistono ancora casi di aree totalmente scoperte ad esempio per quanto riguarda il gas metano. In certe zone si sta facendo largo l’ipotesi geotermia, per sfruttare il calore sottostante la terra – cosa che in zone come quella dei Campi Flegrei e dintorni di Napoli apparirebbe ai più come un pericolo, date le potenzialità esplosive della “pentola” che bolle al di sotto del suolo campano. Non sarebbe invece un male dal punto di vista economico e tariffario. 

Ma tornando alle aree verdi, stando alle cifre riportate durante gli Open days in Belgio, l’importanza di determinati tipi di piante in città sarebbe notevole ai fini della salute umana. Come ha nel dettaglio spiegato il professor Stanislaw Gavronsky (Università di Varsavia) sono tantissimi i batteri che si annidano nella cute dell’uomo in aree inquinate da gas di scarico e smog. La Polonia, come l’Irlanda e l’Olanda, rientra attualmente tra i Paesi europei più ricettivi da tale punto di vista. In Italia i portabandiera del progetto Gaia sono per lo più concentrati fra Bologna e il Trentino Alto Adige, dove le greening activities sono l’asse portante della politica energetica locale. 

Cenni anche all’energia eolica sono venuti da alcuni rappresentanti dei Paesi Bassi, intervenuti alla conferenza di Cittalia a Bruxelles. La sostenibilità e la tutela dell’ecosistema urbano vanno di pari passo con le energie pulite, che in Olanda hanno visto il singolare connubio (peraltro riportato in slide durante la presentazione di Jan Paternotte, rappresentante di Amsterdam) fra centrali eoliche e mulini, caratteristica della zona. Un’immagine emblematica scelta dagli olandesi per comunicare che è possibile ripartire da ciò per raggiungere uno sviluppo sostenibile. L’energia eolica è naturalmente, insieme a quella solare, il sistema più semplice e sicuro per poter raggiungere un grado adeguato di sviluppo al passo con il resto del mondo. 

Tornando all’Italia – e in particolare all’esperienza bolognese che fa da traino per il progetto Gaia – bisogna operare un salto indietro di qualche anno, per un rapido raffronto in base a dati certi. Come sempre le principali mosse nel settore provengono dal basso, seguendo l’esempio di alcune Regioni italiane che sul finire degli anni ’90 diedero avvio ai primi intenti di pianificazione nel settore ambientale. Basti ricordare l’approvazione nel 1999 del Piano regionale di azione in materia di uso razionale dell’energia, risparmio energetico, valorizzazione delle fonti energetiche rinnovabili e limitazione dei gas serra, cui hanno fatto seguito altri provvedimenti e progetti inerenti le politiche energetiche locali. Nel dicembre 2002 è stato approvato dalla Giunta Regionale dell’Emilia Romagna un Piano Energetico Regionale (PER) che stabiliva una serie di obiettivi per l’abbattimento delle emissioni inquinanti, rientrando così nei limiti di Kyoto. Obiettivo principale del Piano riguardava i consumi. La Regione Emilia Romagna si poneva perciò, già da allora, di “riqualificare” il sistema elettrico ed energetico regionale raggiungendo l’autosufficienza elettrica su tutto il territorio per il periodo 2010-2012. Nella tavola 1 è riportato lo schema degli obiettivi prefissati nel 2002 in cifre. La strategia di fondo era, allora come oggi, l’aumento della produzione elettrica con fonti rinnovabili (idroelettrico, eolico, fotovoltaico, biomasse) moltiplicando per sette il totale della produzione realizzata con impianti eolici e fotovoltaici e di dieci volte la dotazione attuale di pannelli solari. 

Naturalmente si sta facendo riferimento ad una fase in cui la stessa Comunità europea era ancora molto indietro sul tema, mentre oggi si include la sostenibilità ambientale ed energetica nell’agenda 2020 del presidente della Commissione Ue Barroso. È dunque possibile raffrontare i dati di mera previsione con quelli attuali dell’Emilia Romagna, laddove appunto si terrà prossimamente la Smart City Exhibition (Bologna, 29-31 ottobre 2012). Il ranking delle città intelligenti, stilato da Forum Pa, dipenderà anche dalla concreta attuazione di tali obiettivi a livello regionale e locale. 

In conclusione pare utile un ultimo raffronto, a seconda di quelle che erano le previsioni di emissioni di anidride carbonica in aree urbane nel 1990 e quelle che oggi il progetto Gaia si impone di raggiungere tramite alcune determinate specie di albero in città .(tavole 2 e 3)

Obiettivi di lungo periodo, ovviamente, ma basati su dati scientificamente provati e provenienti da studi tecnici in materia, fra i partner del progetto Gaia. Con questo auspicio si è conclusa dunque la conferenza di presentazione del progetto targato Cittalia-Anci a Bruxelles. Ma, affinchè tali impegni diventino una realtà costante anche in Italia occorre l’adesione di tutti i sindaci a progetti del genere, orientandosi man mano verso una vera e propria carbon neutrality«Serve più Europa per compensare questa scarsa volontà di cooperazione da parte degli Stati membri. Il messaggio che vogliamo lanciare è legato ad un’Europa ‘dei territori’ ovvero un’Europa che riparta dal basso, da Regioni e Enti locali» come ha affermato in apertura della conferenza di Bruxelles Vittorino Rodaro, rappresentante della Regione Trentino Alto Adige presso gli uffici del Comitato delle regioni Ue.